Al termine della lunga prova, tutti coloro che si erano dimostrati degni dell’onore, venivano presentati al cospetto del re. Egli esordiva congratulandosi con gli aspiranti “cavalieri”, per poi proseguire il discorso rammentando loro i doveri e le responsabilità del rango a cui appartenevano. L’imperatore, rivolgendosi loro con l’appellativo affettuoso di “figli del sole”, il loro grande progenitore, li esortava ad imitarne le grandi gesta di benefattore degli uomini.
Dopo di ciò, i novizi a turno, si inginocchiavano dinnanzi all’Inca che, munito di un grosso spillone d’oro, perforava loro i lobi delle orecchie, lasciandoglielo lì incistato, in modo che col tempo si potesse formare un’apertura abbastanza grande per i pendenti caratteristici dell’ordine, che sarebbero di seguito andati a sostituire lo spillone. Le cartilagini potevano essere estese con ornamenti via via sempre più grandi e pesanti, tanto da fargli toccare perfino le spalle. Per questo motivo gli spagnoli, appresa la loro esistenza, li soprannominarono Orejones, ovvero, lunghe orecchie.
La larghezza di queste forature di orecchie era indice di status e quasi se ne poteva dedurre il livello di nobiltà, inoltre era considerato dai nativi, accessorio bello ed alla moda, come lo è tutt’oggi presso popolazioni tribali africane e lo era tra i giovani al cominciare della seconda decade del XXI secolo nel mondo occidentale (per alcuni, almeno). Conclusa la cerimonia i neofiti, con l’ausilio di un vecchio nobile, calzavano i sandali e si adornavano la testa con ghirlande di fiori variopinti, simboleggianti la clemenza e la bontà, qualità di ogni autentico guerriero. All’interno del copricapo floreale, foglie di sempreverdi si alternavano ai fiori, significando la persistenza che quelle virtù avrebbero dovuto mantenere nel tempo. All’elmo floreale del principe, quali specifiche insegne, si aggiungevano frange e nappe di colore giallo, confezionate con fili di pregiata lana di vigogna. I nobili, a cominciare dalle parentele più strette, si inchinavano al principe, riconoscendolo, con questo atto, successore della corona. Da quel momento innanzi egli, considerato degno, avrebbe seduto con suo padre in consiglio, avrebbe svolto incarichi di vario genere in patria e partecipato alle campagne militari. In spedizione avrebbe dovuto affiancare rinomati condottieri che avevano prestato servizio
lungamente sotto suo padre. Avrebbe dovuto mettere a frutto ciò che aveva precedentemente appreso nelle simulazioni dell’addestramento fino al giorno in cui lui stesso non fosse insignito del comando e non avesse avuto la missione di esportare il vessillo arcobaleno, insegna del casato, verso nuove terre da sottomettere.
Molto molto interessante
Grazie. Saluti, Patrizia
Ciao Patrizia 🙂 grazie mille