Buongiorno lettori, oggi vi parleremo della nostra visita ai popoli Himba ed Herero, in Namibia. Come sempre, ci teniamo a raccontarvi tutto per filo e per segno, senza tralasciare nulla, ma soprattutto, dicendovi tutta la verità.

In realtà, non volevamo andare a visitare Himba ed Herero
Negli ultimi anni, la Namibia è sempre stata una meta da noi desiderata. Erano secoli che cercavamo di approcciarci a lei.
Nonostante ciò, spesso ci hanno fermato i costi, altre volte, la complessità nell’organizzare un viaggio come questo.
In questi ultimi anni, però, c’è sempre stata una costante nel corso della ricerca di informazioni. Ogni volta che leggevamo un articolo, online ed offline, ci veniva presentata l’occasione di fare visita ai popoli Himba ed Herero.
Onestamente, l’opzione non ci ha mai entusiasmato.
Nonostante l’interesse forte che ci spinge verso culture e paesi differenti, non abbiamo mai amato le attività che pongono come “attrazione” delle persone. Lo stesso è valso per le Town Ship di Cape Town. Vogliamo essere molto chiari.

Questa è una nostra opinione personale e, come tale, prendetela come soggettiva.
Nulla vi vieta una visita ad Himba ed Herero, né alle Town Ship di Cape Town. Per fortuna, ognuno è libero di fare ciò che vuole e, né l’una né l’altra scelta vi renderà più o meno buoni. E’ semplicemente una scelta personale.
Perché, alla fine, li abbiamo visitati
Il nostro incontro con gli Himba
Eravamo in viaggio verso il Damaraland, quando ci siamo resi conto di avere poca benzina. Tanto per cambiare.
Ci siamo fermati alla prima stazione di servizio, molto stanchi di guidare, nonostante avessimo ancora parecchie ore di tragitto davanti a noi. Abbiamo fatto benzina abbastanza velocemente e ci siamo rimessi in marcia. Non conosciamo il nome della cittadina, abbastanza anonima, in cui eravamo finiti.
Dopo pochi chilometri, al massimo due, vediamo in lontananza delle bancarelle. Se avete letto la nostra presentazione, sapete che adoriamo i souvenir. Amiamo portarci a casa qualcosa dalle destinazioni che visitiamo, ed in quella giornata, che sarebbe dovuta essere dedicata solo alla guida da una tappa all’altra, una bancarella era proprio quello che ci serviva.
Freniamo e scendiamo dall’auto.
D’un tratto, senza che nemmeno ce ne accorgessimo, è arrivato un gruppo di persone non troppo numeroso ad accoglierci. Erano Himba.
Al momento di scendere dall’auto, non ci eravamo nemmeno preoccupati di controllare di chi fosse la bancarella, siamo semplicemente scesi dall’auto. Fatto sta, che ormai eravamo lì. In un men che non si dica siamo stati portati sotto un gazebo con bancarella annessa ed abbiamo cominciato ad osservare i manufatti in legno e in pietra.

O meglio, questo era quello che avremmo voluto fare.
Non abbiamo avuto tempo per guardare con calma ciò che poteva essere di nostro interesse, siamo stati tirati di qua e di là (letteralmente) da una decina di donne della tribù, ognuna delle quali aveva l’obiettivo di venderci la sua merce, arrivando addirittura a litigare, non poco veementemente, con la sua rivale.
Inutile dirvi che l’esperienza è stata stressante e poco memorabile.
Un po’ perché avevamo trovato qualcosa di nostro interesse, ed un po’ perché non sapevamo che sorte ci sarebbe aspettata se fossimo tornati in macchina a mani vuote, abbiamo acquistato qualcosa e ce ne siamo andati.
Il nostro incontro con gli Herero
Un po’ infastiditi dall’accaduto e parecchio interdetti per non aver trovato nulla a riguardo su Internet, proseguiamo sul nostro tragitto.
Tra una curva e l’altra riflettiamo riguardo a quanta paura, talvolta, ci sia nel dire la verità. Non possiamo credere di essere stati gli unici a ricevere un trattamento di questo genere, eppure, sugli Himba si trovano solo parole di forte emozione e grande ammirazione per la loro vita a contatto con la natura e con le tradizioni.

“Poco male”, abbiamo pensato, ne parleremo noi a tempo debito.
Nel giro, anche questa volta, di pochi chilometri, scorgiamo un’altra fila di bancarelle. In questo caso ci siamo guardati bene dal fermarci senza sapere chi ci fosse ad aspettarci. Abbiamo rallentato di proposito e, d’un tratto, abbiamo visto una signora che, salutandoci, ci ha rivolto un dolce sorriso.
A quel punto, abbiamo deciso di fermarci!
Siamo scesi, un po’ timidamente dall’auto, e ci siamo diretti verso le bancarelle. La signora che avevamo intravisto ci ha salutati ed invitati educatamente ad entrare tra i suoi oggetti.
Abbiamo apprezzato molto la tranquillità della signora, ed in seguito, delle sue “colleghe” nelle bancarelle poco lontano. Abbiamo acquistato, anche qui, alcuni oggetti ed abbiamo conversato del più e del meno con le donne Herero.
Riflessione finale in base alla nostra esperienza
Abbiamo avuto due esperienze totalmente opposte. In un caso, con gli Himba, ci siamo sentiti sostanzialmente dei bancomat dotati di piedi, nel secondo caso, invece, ci siamo trovati molto a nostro agio.
Gli Himba e gli Herero sono, in realtà, della stessa etnia, non sono quindi popoli totalmente differenti, nonostante negli anni abbiamo sviluppato delle differenze culturali e di costumi, differenze di cui ci siamo accorti nel corso della visita.
Come sempre, però, seppur nello stesso popolo, c’è chi si comporta in un modo e chi in un altro. Nulla di nuovo, succede ovunque.

Nonostante ciò, abbiamo fatto una riflessione.
Per quale motivo su Internet non si trova nemmeno un articolo in cui si leggano parole simili alle nostre?
Abbiamo tentato di darci una risposta.
Solitamente la visita nei villaggi Himba ed Herero, si fa con delle escursioni organizzate. Queste escursioni, ovviamente, si pagano. Il denaro che viene ricavato, presumibilmente, andrà sia alla guida che porta i turisti nei villaggi, sia nei villaggi stessi.
Avendo, quindi, già ricevuto un “compenso”, il popolo non ha necessità di comportarsi come si è comportato con noi, poiché sono già stati corrisposti loro dei guadagni per mantenersi, mangiare e via dicendo.
Noi, in visita ai villaggi degli Himba e degli Herero, ci siamo capitati. Non abbiamo pagato alcuna escursione, né eravamo obbligati ad acquistare nulla e, abbiamo ragione di pensare, che questo sia stato il motivo per cui la nostra visita non è stata del tutto piacevole.
Speriamo che tra voi ci sia qualcuno che, essendo stato in Namibia, possa raccontarci la sua esperienza, ci farebbe piacere approfondire 🙂