2 giorno > La vera essenza di San Francisco, Fisherman’s Wharf e Pier 39.

La notte scorsa, reduci dal lungo viaggio e dalle varie peripezie, abbiamo deciso di puntare la sveglia intorno alle 10.00 in modo tale da svegliarci riposati senza perdere troppo tempo.

L’intento era buono, ma il jet leg ha anticipato il tutto ed essendoci svegliati abbastanza presto, decidiamo di non perdere altro tempo ed affrontare la nostra prima tappa cittadina. Usciamo armati di jeans, felpa e macchina fotografica, intenti a dirigerci verso il porto, uno dei punti più caratteristici di San Francisco.

Chiamiamo il nostro primo Uber che ci porta a destinazione ad un prezzo veramente irrisorio di 3.79$. Nel giro di 10 minuti siamo al porto ed essendo ancora a stomaco vuoto facciamo colazione da Starbuck’s con una ciambella, un cornetto al cioccolato e due cappuccini grandi. Ce la prendiamo abbastanza con calma e dopo una quarantina di minuti usciamo dal locale e continuiamo la nostra passeggiata sul porto. Ad un’estremità dello stesso veniamo rapiti da un grande capannone sopra al quale troneggia la scritta Musée Mécanique, incuriositi ci addentriamo e notiamo con sorpresa che l’entrata è gratuita e che all’interno c’è un’infinita quantità di videogiochi elettronici del passato, flipper, aggeggi che predicono il futuro e la fortuna in amore. In sostanza, più che un museo è una sala giochi, e vi assicuriamo che vale la pena spendere una ventina di dollari per cimentarsi in qualche gioco. Scopriamo, facendo delle ricerche, che tutti gli oggetti presenti fanno parte di una collezione privata del XX secolo di proprietà di Ed Zelinsky, composta da circa 300 pezzi ed è davvero unica nel suo genere soprattutto perché ogni oggetto che troverete all’interno è perfettamente funzionante. Dopo una trentina di minuti, decidiamo che ci saremmo tornati  nei giorni successivi per giocare a qualche videogioco ed abbandoniamo il museo per continuare la nostra passeggiata nella quale, tra una chiacchiera e l’altra, incontriamo alcuni artisti di strada e rimaniamo stupiti da due performance in particolare: un gruppo di ragazzi che balla egregiamente la break dance ed un artista del Kansas che suona una cospicua quantità di strumenti alla volta e si pone su una sorta di trespolo per attirare l’attenzione.

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Franklin Street, San Francisco.

 

Camminiamo ancora un po’ fino ad arrivare al Pier 39 Village, che si rivela essere una meta molto turistica, piena di negozi particolari, tanto cibo, colori, ristoranti, dolci e sopratutto persone. Poco prima di entrare nel vivo di questo posto vediamo sulla nostra sinistra quella che risulta una tra le ragioni principali per visitare il porto: i leoni marini. Sono davvero tanti, bellissimi ed anche rumorosi. Alcuni se ne stanno tranquilli sulle zattere di legno, altri si muovono e si tuffano in mare, fatto sta che rapiscono la nostra attenzione e li osserviamo con attenzione per una buona manciata di minuti. Ecco che arriva la vera e propria entrata al Village, cominciamo facendo un po’ di acquisti tra cui felpe e cappelli di ottima qualità, un bellissimo pezzo di quarzo e qualche snack con cui pranziamo senza troppe pretese, ovvero una coppetta di nachos con una marea di formaggio cheddar sopra ed una coca-cola per un totale di 10$. Tra un negozio e l’altro sono ormai le 17.30, la stanchezza comincia a farsi sentire, il freddo anche, complice il vento molto forte e decidiamo di entrare nell’acquario situato al secondo piano del Pier 39 Village.

Nonostante il prezzo un po’ eccessivo (23$ a testa), rimaniamo contenti dell’esperienza. L’acquario è tenuto molto bene ed ospita una grande quantità di animali. Qui camminerete lungo un itinerario in cui ammirerete meduse, rospi, serpenti, tartarughe e le simpaticissime otarie; inoltre c’è un lungo tunnel dove vedrete nuotare accanto a voi e sopra la vostra testa squali più o meno grandi. Questa è una tappa che ci sentiamo di consigliare a chi è interessato al mondo animale, sia per il prezzo che non è bassissimo, sia perché l’acquario, seppur ben fatto, non è di enormi dimensioni e non vorremmo che per voi non ne valesse la pena. A questo punto siamo pronti per la cena e decidiamo di andare in un locale dal quale eravamo stati colpiti durante la nostra permanenza al Village dal nome “Arcade Players Sports Grill”. Il posto in sé e molto carino sia fuori che dentro, ma vi consigliamo di mangiare fuori per la presenza di particolari focolari posizionati al centro del tavolo all’interno di una teca di vetro aperta in cima.

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Focolare Arcade Players Sports Grill

Qui optiamo per un cheeseburger di manzo ed uno di bisonte con le famose french fries e due bicchieri di coca. Rimaniamo un po’ stupiti dal conto che è intorno ai 40$ ma in futuro scopriremo che è un’abitudine qui negli Stati Uniti a patto che non si mangi sempre nei fast food. Gli hamburger sono buoni ma un po’ troppo cotti, mentre le patatine sono fatte a mano e dal taglio rustico. Finiamo di mangiare con calma e decidiamo di tornare in hotel per dare un’occhiata ai nostri acquisti, farci una doccia e andare a dormire. Al ritorno utilizziamo di nuovo Uber, per il modico prezzo di 4.70$.

 

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